Pubblicato il: 04/04/2017

La stimolazione magnetica transcranica aiuta a sconfiggere l'obesità modificando il microbiota intestinale.

A dimostralo uno studio di IRCCS Policlinico San Donato e Università Statale di Milano, presentato a Orlando (Florida) nel 99° meeting della Endocrine Society.

La stimolazione magnetica transcranica profonda è una tecnica non invasiva in cui il paziente indossa una sorta di casco leggero che applica dall'esterno una sollecitazione elettromagnetica a differenti regioni del cervello. Ad oggi viene utilizzata in ambito neurologico e neuropsichiatrico, per la terapia di emicranie resistenti, depressioni maggiori, dipendenze e alcuni disturbi motori.

Guidato da Livio Luzi, docente di Endocrinologia in Statale, e condotto in collaborazione con Lorenzo Drago, docente di Microbiologia Clinica nello stesso Ateneo, lo studio ha coinvolto 14 soggetti obesi, dai 22 ai 65 anni, con un indice di massa corporea compreso tra 30 e 45.

Suddivisi casualmente in cieco in due diversi gruppi, i pazienti sono stati trattati per 5 settimane o con 15 sessioni di stimolazione cerebrale diretta all'insula e alla corteccia prefrontale (3 volte a settimana), o con una stimolazione fittizia, in modo da avere un gruppo di controllo.

Dopo le 5 settimane di trattamento, i pazienti a cui era stata effettivamente erogata la terapia avevano perso più del 3% del loro peso e più del 4% del loro grasso corporeo, in misura significativamente più elevata rispetto ai soggetti del gruppo di controllo.

"Una delle cause dell'obesità - commenta il professor Luzi - può essere riconosciuta in una composizione sbilanciata del microbiota intestinale che influisce sul cervello causando segnali alterati relativamente alle sensazioni di appetito, sazietà, pienezza. Con questo studio abbiamo ulteriormente confermato l'esistenza di un asse intestino-cervello e, partendo dalla stimolazione cerebrale, abbiamo cercato di sfruttarlo per fornire una terapia innovativa dell'obesità, sicura e soprattutto non invasiva. Lo studio è preliminare e i dati dovranno essere confermati in una popolazione più ampia di pazienti affetti da obesità".

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