Pubblicato il: 09/01/2018
Cloud word di parole sulla malattia psichiatrica

Depressione: cloud word di parole legate al disturbo - Foto di Maialisia, tratta dal sito Pixabay, 2017

Molecular Psychiatry, rivista del gruppo Nature tra le più importanti nel campo delle neuroscienze e della psichiatria molecolare, pubblica uno studio di IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, Università Statale di Milano e Kings College di Londra sul legame tra geni e fattori ambientali all'origine della depressione.

In particolare, la ricerca ha dimostrato come eventi stressanti e traumatici, vissuti durante i primi anni di vita, possano esercitare un effetto sinergico con la vulnerabilità determinata dal proprio background genetico.

Incrociando dati provenienti da diversi tessuti, da modelli preclinici e da studi in coorti cliniche, il team di ricercatori è riuscito a identificare un network di nuovi geni - FoxO1, A2M e TGF-β1 - coinvolti in processi di infiammazione e di risposta allo stress, come possibili geni di vulnerabilità per la depressione.

Il risultato più interessante è stato invece osservato nel confronto tra due diverse coorti cliniche: una americana di pazienti con depressione ed esposti a eventi traumatici e una norvegese di soggetti che durante l'adolescenza erano stati separati dai genitori a causa della Seconda guerra mondiale.

In entrambe le coorti gli individui con determinate varianti in questo network di geni, se esposti a eventi stressanti durante l'adolescenza, avevano una probabilità significativamente maggiore di sviluppare sintomi depressivi in età adulta.

"Lo studio - sottolinea Marco Andrea Riva, docente di Farmacologia in Statale e tra gli autori dello studio - ci conferma l'importanza di comprendere i meccanismi mediante i quali una predisposizione genetica possa interagire con eventi ambientali avversi, esercitando un effetto a lungo termine che viene poi smascherato in età adulta, con la comparsa della patologia depressiva".

I risultati della ricerca, infine, presentano delle ottime ricadute sulla possibilità sia di individuare i soggetti più a rischio per lo sviluppo di patologie psichiatriche, sia di identificare nuovi bersagli per lo sviluppo di farmaci che, se somministrati in via preventiva, potrebbero minimizzare il rischio di insorgenza di disturbi, come la depressione.

Contatti

  • Marco Andrea Riva
    Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari