Pubblicato il: 06/06/2017

Cosa ci permette di vivere con gli altri momenti di condivisione come una passeggiata per strada, un disegno con un compagno di corso o un brindisi per un successo di chi ci è più caro?

Sono molti gli studi recenti dedicati all'azione collettiva e diverse le ipotesi avanzate sui meccanismi neuronali e i processi psicologici dell'agire condiviso, ma una risposta a queste domande giunge ora da studio di Università Statale di Milano, Fondazione Don Gnocchi e University of Warwick, pubblicato sulla prestigiosa rivista Cognition.

All'ipotesi di partenza, secondo cui quando eseguiamo un'azione collettiva, come quella di disegnare, condividiamo lo scopo a livello motorio, il team di ricerca - guidato da Corrado Sinigaglia, docente in Statale di Logica e Filosofia della Scienza, e composto, tra gli altri, da Francesco della Gatta e Luca Viganò, dottorandi in Philosophy and Human Sciences - ha utilizzato un paradigma comportamentale classicamente usato nello studio delle azioni bimanuali, in cui i soggetti devono disegnare delle linee con una mano mentre disegnano cerchi con l'altra.

Un compito bimanuale di questo tipo ha come effetto un'ovalizzazione delle linee, dovuta all'interferenza tra le rappresentazioni motorie responsabili del disegno dei cerchi e quelle legate al disegno delle linee.

Ma cosa succede se a disegnare non è più una sola persona con due mani, ma due persone con una mano ciascuna?

Lo studio pubblicato sulla rivista Cognition dimostra, infatti, che le cose non sono poi così differenti nel caso in cui una persona disegna delle righe insieme a una persona che disegna dei cerchi, sempre che si condivida lo scopo collettivo di disegnare insieme: il risultato finale è comunque un'ovalizzazione delle linee analoga a quella riscontrata nel compito bimanuale individuale.

Ciò suggerisce che quando disegniamo insieme, la mia mano e la tua sono legate tra loro quasi come lo sono le mie due mani quando disegno da solo un cerchio con una mano e una linea con l'altra.

E questo perché sono in grado (come lo sei anche tu) di rappresentare motoricamente, nel mio cervello, lo scopo collettivo di disegnare insieme con te, una mano io, una mano tu.

"Per quanto disegnare insieme linee e cerchi possa sembrare lontano dal tipo di azioni collettive che più conta nella vita di tutti i giorni - commentano gli autori dello studio -  il paradigma usato non è che una versione semplificata di quello che gli artisti fanno quando creano un'opera insieme. E questo non è che un esempio della miriade di modi in cui l'agire insieme ci consente di creare cose che non saremmo capaci di fare da soli".

Per informazioni
Università degli Studi di Milano
Dipartimento di Filosofia
Prof. Corrado Sinigaglia
Tel. 02503 12418 - 12701
corrado.sinigaglia@unimi.it