Pubblicato il: 09/11/2018

Si chiama D-JNKI1, l'inibitore sintetico che rallenta, in un modello sperimentale, la progressione dell'atrofia muscolare spinale (SMA - Spinal Muscular Atrophy), identificato dallo studio di Università di Torino e Statale di Milano, pubblicato su Frontiers in Molecular Neuroscience.

Considerata la più frequente causa genetica di morte nell'infanzia, l'atrofia muscolare spinale (SMA) è una grave patologia neurodegenerativa, caratterizzata dalla perdita dei motoneuroni del midollo spinale (le cellule che innervano e fanno contrarre i muscoli scheletrici), causando progressiva debolezza, atrofia muscolare e complicazioni respiratorie. Alcuni farmaci in sperimentazione clinica cercano di contrastare la progressione della malattia aumentando la produzione di SMN, la proteina carente nella SMA, ma la maggiore comprensione dei meccanismi molecolari alla base della malattia, come il ruolo della proteina JKN nella patogenesi della SMA, potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovo terapie.

Lo studio – guidato da Alessandro Vercelli del Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO) e del dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino (afferenti all’INN - Istituto Nazionale di Neuroscienze) e condotto in collaborazione con Tiziana Borsello del dipartimento di Scienze farmacologiche e Biomolecolari dell'Università Statale di Milano e dell'IRCCS-Istituto Mario Negri di Milano – ha infatti approfondito il ruolo di JNK nella SMA.

In particolare, il gruppo di ricerca ha somministrato un inibitore sintetico dell'attività di JNK, chiamato D-JNKI1, in un modello sperimentale di SMA, rilevando un rallentamento della progressione della SMA. Rispetto ai topi malati di controllo è stata riscontrato, inoltre, un significativo aumento della sopravvivenza dei motoneuroni e un miglioramento dell’innervazione dei muscoli, oltre a una parziale, ma significativa, estensione della sopravvivenza dei topi malati SMA.

DJNKI1

Il peptide D-JNKI1, inibitore delle attività di JNK nella SMA

In questi anni, il laboratorio della professoressa Tiziana Borsello, presso il dipartimento di Science farmacologiche e biomolecolari dell'Università Statale - IRCCS Mario Negri ha scoperto ed evidenziato come l'enzima JNK regoli molti meccanismi neurodegenerativi nel sistema nervoso centrale. La specifica inibizione di JNK con l'inibitore D-JNKI1, un peptide capace di bloccare l'interazione di questa proteina con i suoi bersagli, può contrastare la morte neuronale associata a diverse malattie neurodegenerative, come per esempio l'Alzheimer e/o l'ischemia cerebrale.

Il laboratorio di Tiziana Borsello

Il gruppo di ricerca dell'Università Statale: da sinistra, Anna Castaldo, Arianna Turatti, Tiziana Borsello, Lucia Buccarello, Clara Alice Musi e Susanna Gelmini

"L'effetto del trattamento col D-JNKI1 – afferma la professoressa Borsello – previene la morte dei motoneuroni e migliora le performance motorie dando una valenza funzionale molto importante allo studio condotto. Questi risultati, in linea con gli altri precedentemente ottenuti, suggeriscono come JNK sia un potenziale bersaglio per lo sviluppo di nuovi farmaci. A riprova delle potenzialità terapeutiche del peptide D-JNKI1, i trattamenti cronici con il peptide D-JNKI1, non hanno rilevato degli effetti collaterali nel topo e sono in corso dei clinical trials in fase II e III, per verificare la possibilità di passare ad una sperimentazione clinica".

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