Pubblicato il: 07/03/2017

Se la riduzione del colesterolo nel sangue è una delle principali strategie di contrasto alle malattie cardiovascolari, non si può dire altrettanto nel caso in cui la sua drastica riduzione si verifichi a livello di membrane cellulari, dove può invece provocare un anomalo accumulo di proteine e l'insorgenza di una malattia neurodegenerativa.

La scoperta - pubblicata su Scientific Reports - si deve a uno studio, guidato da Caterina La Porta del Center for Complexity and Biosystems dell'Università Statale di Milano e condotto in collaborazione con FIRC Institute of Molecular Oncology, in cui è stato sperimentato l'effetto di tre diverse statine (SIM, rosuvastatin e PRA) e della betulina (una molecola che interferisce con il controllo della concentrazione di colesterolo) su cellule in coltura.

Ricorrendo a esperimenti biologici e a simulazioni matematiche, il team di ricerca è riuscito infatti a dimostrare che la riduzione della quantità di colesterolo nelle membrane - sia tramite le statine sia tramite la betulina - causa la formazione di aggregati di una proteina chiamata neuroserpina, coinvolta nello sviluppo del cervello e nella sopravvivenza dei neuroni.

Mutazioni nel gene che codifica per la neuroserpina portano alla produzione di una versione anormale della proteina, che tende ad attaccarsi alle sue simili formando aggregati all'interno dei neuroni. Questi accumuli anomali, a loro volta, provocano la FENIB, una malattia neurodegenerativa ereditaria molto rara, caratterizzata da demenza ed epilessia.

"Ci siamo concentrati sulla neuroserpina ma non possiamo escludere che l'alterazione delle membrane e del sistema di trasporto intracellulare possano provocare l'aggregazione anche di altre proteine", spiega Caterina La Porta. "Inoltre, gli aggregati di neuroserpina sono stati associati non solo alla FENIB, ma anche ad altre malattie neurodegenerative meno rare, come l'Alzheimer".

Maggiori dettagli nel comunicato dell'Ufficio Stampa

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