Pubblicato il: 25/07/2018

Al Burnout è rivolto un progetto pilota ideato da Statale e Istituto Europeo di Oncologia (IEO), con il supporto di We Will Care onlus e Centro Velico Caprera, che coinvolge a Caprera 11 oncologhe provenienti da 10 differenti strutture sanitarie di 5 regioni italiane che per una settimana sperimentano l'associazione tra vela e incontri di formazione psicologica sul burnout in oncologia.

Al coordinamento scientifico del progetto la professoressa Gabriella Pravettoni, Direttrice del dipartimento di Oncologia e Emato-Oncologia dell'Università Statale e Direttrice della Divisione clinica di Psiconcologia dello IEO.

Ogni fase del progetto Burnout go out è oggetto di documentazione video da parte degli operatori del CTU - Centro d'Ateneo per l'e-learning e la didattica multimediale dell'Università Statale di Milano - presenti a Caprera per la produzione di materiali didattici destinati sia agli studenti dell'insegnamento di Comunicazione e Relazione in medicina sia agli specializzandi. Al burnout saranno infatti dedicati, dal prossimo anno accademico, alla Statale di Milano alcuni nuovi moduli di insegnamento nella Scuola di specializzazione in Oncologia che ha già, unico caso in Italia, l'insegnamento di psiconcologia e di umanizzazione delle cure.

Uno studio appena pubblicato ha coinvolto 737 oncologi di 41 paesi europei, mostrando che, soprattutto negli oncologi di età inferiore ai 40 anni, il burnout è evidente nel 71% degli intervistati. Nonostante l'incidenza del fenomeno in Europa e la gravità delle conseguenze che ne possono derivare, ad oggi non sono state effettuate ricerche sistematiche riguardanti il fenomeno nel panorama italiano, anche se la sindrome è frequentemente riportata nei nostri ospedali.

Oncologhe a bordo

Oncologhe del progetto "Burnout go out" - Foto di We Will Care onlus

"Quando le richieste di una malattia complessa e il peso della sofferenza del paziente sono così eccessivi da "bruciare" anche il medico più preparato e motivato, appare la sindrome di burnout - spiega Gabriella Pravettoni. Il medico inaridisce emotivamente, perde energia psicologica ed empatica e riduce la sua capacità ed efficacia professionale. Le conseguenze possono essere disastrose per il medico, ma anche per il paziente, che perde il suo punto di riferimento in un momento estremamente delicato della sua vita. Tra le principali cause di insorgenza del burnout ci sono variabili sia individuali che legate all'organizzazione del lavoro, tra cui uno scarso o insoddisfacente equilibrio tra vita privata e vita lavorativa o inadeguati periodi di distacco dagli impegni lavorativi".

"Ci proponiamo di attuare un piano di ricerca/intervento che permetta di valutare i livelli di burnout tra i medici oncologi, coinvolgendo, per il gruppo pilota, 15 oncologi provenienti da 10 differenti strutture sanitarie e 5 regioni italiane - prosegue la professoressa Pravettoni. La nostra ipotesi è che un intervento sul burnout sia tanto più efficace quanto più l'ambiente è diverso da quello in cui abitualmente si vive. La vela, praticata in un centro eccellente e portatore di valori come il Centro Velico Caprera, ha già dimostrato, nell'ambito del programma Pazienti a bordo, di poter essere una via terapeutica efficace per il recupero del "timone" della propria esistenza nella tempesta causata da un tumore. Tutto ci fa pensare che meccanismi analoghi si possano attivare anche in caso di burnout. Lo dimostreremo confrontando i risultati di un secondo gruppo di 15 oncologi, omogeneo per età al gruppo pilota, a cui verrà proposto per una settimana un percorso di formazione sul burnout presso il luogo di residenza. Come per i pazienti, l'obiettivo è fornire ai medici una "toolbox", una cassetta degli attrezzi per identificare, evitare e affrontare future situazioni di burnout".

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