Pubblicato il: 15/11/2018
Studente a lezione

Studente a lezione - Foto di Paolo Sacchi, 2012

Si sono conclusi il 16 novembre, al Polo di Mediazione linguistica dell'Università Statale di Milano a Sesto San Giovanni, i lavori della Commissione - composta da membri di Consiglio d'Europa, Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) e Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche (CIMEA) e di altri atenei italiani - chiamata a pronunciarsi sul riconoscimento del Passaporto europeo delle qualifiche accademiche degli studenti rifugiati in Italia e in fuga dai propri Paesi in guerra.

Il riconoscimento del Passaporto giunge dopo una procedura piuttosto rigorosa, elaborata insieme al CIMEA e articolata in un questionario, in cui gli studenti rifugiati descrivono il proprio percorso scolastico, poi valutato da un gruppo di esperti di sistemi educativi, seguito da un colloquio, con cui la Commissione valuta e verifica le qualifiche, le esperienze lavorative e competenze linguistiche.

Lanciato nel 2017 in Grecia dal Consiglio d'Europa, il progetto, che ha raccolto già l'adesione dell'Università di Torino, nasce per dare l'opportunità di ottenere nel Paese di arrivo un titolo che permetta l'immatricolazione in un Ateneo. I rifugiati che arrivano in Italia provengono solitamente da Nigeria, Pakistan, Siria, Camerun, Guinea, Afghanistan e Congo, Paesi, quindi, colpiti da guerre endemiche e con strutture amministrative spesso poco affidabili.