Pubblicato il: 03/03/2017

L'Università Statale di Milano aderisce all’ appello lanciato dal Centro di Ricerca in Medicina d'Emergenza e dei Disastri dell’Università del Piemonte Orientale per la scarcerazione di Ahmadreza Djalali, medico ricercatore iraniano che ha lavorato presso il Centro negli ultimi quattro anni e che dal 25 aprile 2016 è detenuto in isolamento nella prigione di Evin, a Teheran, dove rischia la pena di morte.

Quarantacinque anni, sposato e padre di due bambini, Djalali è specializzato in medicina di emergenza e ha sempre lavorato con gruppi di ricercatori di ogni parte del mondo – israeliani, arabi, svedesi, italiani - per migliorare le capacità operative degli ospedali di zone colpite dalla guerra o da grandi catastrofi.

Rientrato a Teheran per una conferenza, è stato arrestato con l’accusa di spionaggio e di aver collaborato con paesi ostili contro la sicurezza nazionale. Un lungo sciopero della fame, al quale si è aggiunto anche quello della sete, ha gravemente compromesso la salute di Ahmad.

Caso tragico di aperta violazione dei diritti umani e del diritto alla libertà di ricerca, la sorte di Ahmadreza Djalali sta mobilitando la comunità scientifica internazionale. L’appello in suo favore è stato raccolto anche da Amnesty International e i suoi colleghi hanno lanciato una petiione su Change.org.
 

Leggi l’appello integrale per aderire, anche individualmente, alle iniziative in favore di Ahmadreza Djalali