Open science: trasparenza sì ma senza ledere l’indipendenza di giudizio

Un lavoro uscito oggi su Nature Communications e coordinato dal sociologo della Statale di Milano Flaminio Squazzoni ha studiato i vari processi della open peer review, dimostrando come, mentre alla pubblicazione dei rapporti di valutazione si associano solo benefici  - in termini di qualità della valutazione, imparzialità della stessa e persino potenzialità formative per i giovani scienziati -, la richiesta dell’anonimato da parte dei revisori resti una garanzia alla libertà di giudizio.